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Il letto In osso da ModIca*. di Luca Zambito 1. Il letto. 2. Confronti e datazione. 3. I letti in osso: fra classiicazione funzionale e tipologia stilistica. 4. Altri letti funerari siciliani. 5. Un veterano in Sicilia? “Nam ubi mortifero iacta est fax ultima lecto, uxorum fusis stat pia turba comis”. Prop., El. II, 13, vv. 17-18. 1. Il letto. * Desidero qui ringraziare il Prof. Cesare Letta per i preziosi suggeIl nucleo di manufatti in osso che qui si presentano fu acquirimenti datimi prima e durante l’elaborazione del testo. sito tra il 1912 e il 1915 dall’allora Soprintendente della Sicilia 1 orsI 1912. Dapprima non si conosceva il sito esatto di rinvenimenOrientale Paolo Orsi che ne diede notizia in “Notizie degli scavi”1. to ma, tre anni dopo, Paolo Orsi si dice certo della loro provenienza Si tratta di ossi lunghi di grosso bovino o di cavallo lavorati da contrada Baravitalla, in territorio di Modica ma all’inizio di Cava a scalpello e bulino con alcune parti tornite con initure in pietra d’Ispica, un sito interessato da fenomeni insediativi tardi: orsI 1915, p. pomice per smussare le irregolarità. Per una descrizione più pun212 ss. Si veda l’accurato registro d’inventario di ingresso al M.A.N. di Siracusa degli anni relativi, con l’indicazione della correzione da apportuale di essi si rinvia al catalogo. Si ritiene, invece, che consideratare alla provenienza del primo lotto di materiali. Un contadino – che li zioni estetico-formali sulle igure panneggiate, alate e reggenti una aveva rinvenuti violando una sepoltura nel proprio podere – li consegnò lunga palma incise sui cilindri, possano contribuire ad avanzare all’Orsi che registra l’ipotesi che si trattasse di una sepoltura ad inumaun’interpretazione funzionale e una cronologia diverse da quelle zione. Su Cava d’Ispica si veda dI stefano 1981. 2 che, ad oggi, sono state proposte. Le igure femminili vestono un Si veda letta 1998, p. 113 in cui si nota una simile bipartizione e se ne propone una chiave di lettura. chitone ampio, cinto al di sopra dei ianchi, con un panneggio ben 3 Cfr. MessIna 1991; saMMIto – rIzzone 2001; dI stefano 2002. curato nei particolari; le pieghe sono rese con linee oblique e danDificilmente sostenibile mi sembra la datazione dei reperti, proposta no un’impressione di forte dinamismo, uno dei seni è scoperto. La dal Messina, esclusivamente sulla base delle acconciature “tipiche di gamba sinistra è portata in avanti mentre il braccio destro tiene un adepte ai culti isiaci”. lembo della veste all’altezza della vita. La capigliatura è raccolta 4 Bejor 1986, p. 502. Tuttavia si tenga presente che i reperti modicani con una scriminatura centrale, le ciocche sono rese con eccezioerano già stati inseriti nel catalogo Letta e datati in un orizzonte cronologico fra il I a.C. e il I d.C. letta 1984, p.100, nr. 62. nale nitidezza e con una buona resa coloristica nonostante le difi5 orsI 1912, p. 368. coltà dell’intaglio. Le quattro immagini femminili sono divisibili 6 rIChter 1966, p. 23, ig. 80 e cfr. anche deonna, Délos, XVIII, in due gruppi: nel primo la palma – tenuta nella mano sinistra – si 1938, p. 10, tav. VI, ig. 54. Cfr. LIMC, s.v. Nike (a. GoulakI-VoutIra prolunga per tutta la lunghezza dell’osso; nel secondo, invece, la – a. Moustaka – u. Grote), p. 851-904, pl. 10. palma arriva ino all’altezza della cintura. Una dicotomia simile si avverte anche nella resa delle ali che appaiono sormontanti la testa sulla faccia principale in due casi; mentre in altri due esemplari l’ala si intravede di scorcio sul lato del pezzo e non supera così l’altezza della testa2. La presenza della palma caratterizza inequivocabilmente le igure muliebri come Vittorie. 2. ConfrontI e datazIone. Negli anni i reperti di Modica sono stati citati varie volte, ma sempre in maniera cursoria e datati genericamente all’età tardoantica3. Vennero ritenuti, erroneamente, elementi decorativi di una cassettina lignea4. Per le igure di Nikai – poste dall’Orsi in relazione alle rafigurazioni presenti sull’arco di Orange5– un confronto va cercato nel rilievo di una stele di Delo del IV a.C.6 189 luca zambito 7 Sul tipo di Nike cfr. anche l. faedo 1988-89, p. 597-652. In particolare p. 638-641 in cui si considerano le statue di Aura a Sibari concordando con la Goulaki che le riporta a stilemi creati dal classicismo augusteo e perduranti almeno ino a età tiberiana. 8 WIlson 1990, p. 70, ig. 5.3. Wilson, basandosi su considerazioni stilistiche (ritenendo, cioè, il “manierismo arcaistico” insito proprio nelle vesti delle menadi introdotto solo poco dopo il 300 a.C.), data il teatro di Monte Iato alla prima metà del terzo secolo a.C. Si vedano anche: Isler 1985, p. 65-70; zanker 1965, passim. Tali sculture sono datate al pieno quarto secolo a.C. dallo scavatore. Una proposta di abbassare la cronologia del teatro e della risistemazione urbanistica di Monte Iato al II-I a.C. in Portale 20012002, p. 64-68. 9 La Missione dell’Università di Pisa scavò ad Amplero – nel 1969 – una tomba a camera, con le pareti in parte scavate nella roccia, in parte costruite in opus incertum e poi intonacate. La tomba presentava anche un dromos di accesso lungo 4,50 m. Sotto il dromos passava un canale, profondo 5-10 cm., rivestito in cocciopesto e sfociante nella tomba, esso sembra che sia da connettere al rito dei parentalia e alle profusiones. letta 1984, p. 68-69. toynBee 1971, p. 51 e p. 63 n. 255. Ancora su Amplero: PaolettI 1991, p. 299-320; letta–PaolettI 1989; letta 1998. Su Aielli si vedano: faIta 1989 e CoPersIno 2001 con descrizione del contesto storico-topograico di rinvenimento. Sulle necropoli di Fossa e Bazzano si veda: CoPersIno – d’erCole 2003, in particolare la parte curata dalla Copersino. Su Norcia: PasquI 1890, p. 233-44: “Scavi dell’ottobre del 1899 nel piano di S. Scolastica presso Norcia. Due sepolcri a pianta rettangolare in opus incertum. All’esterno notevole presenza di carboni e ossa. Fu esplorato per primo il vano a manca dell’ingresso. Il cadavere era disposto lungo la parete che iancheggiava la via: gli avanzi si trovavano confusi a frammenti di osso a guisa di targhette lavorate a tornio, altre con intagli con busti di cavallo e busti femminili alati. La cella di mezzo offrì una quantità considerevole di frammenti di ossa lavorate, tra le quali apparivano busti femminili. Forse ad altri letti appartennero in gran parte i frammenti di ossa lavorate che in vari tempi ha offerto la necropoli nursina … Nel 1883 lo scavatore Neri raccolse ossi lavorati che furono ritenuti appartenenti ad un cofanetto”. Il passo è documento delle dificoltà che incontrava chi si imbatteva in manufatti ossei che a stento si distinguevano dalle ossa del defunto ritenute, fra l’altro, di scarso “valore archeologico”! 10 Come vedremo più avanti, il tema dei thiasoi bacchici è frequente nelle decorazioni di letti funerari. 11 Per una proposta circa l’episodio della vittoria cui il motivo igurativo vuole richiamare si veda oltre. 12 Béal 1991. I pezzi rafiguranti la Vittoria sono alti tra i 6,8 e i 7,7 cm. 13 Béal 1991, p. 308. Sul tipo di armamento dei combattenti cfr. CouIssIn 1923 a; CouIssIn 1923 B; CoussIn 1926. 14 Mollo Mezzena 1982, p. 215-315; Mollo Mezzena 1992, p. 158-169. 15 BIanChI 2000. La necropoli di S. Lorenzo – a differenza delle sepolture della Valle d’Amplero (su cui vedi più avanti) – attesta il rito dell’incinerazione (cfr. Tac., Ann., XVI, 6: italicus mos); gli scavi furono eseguiti nel 1994 dopo che negli anni sessanta, in seguito a lavori per il consolidamento dell’ediicio romanico, erano stati già rinvenuti elementi in osso. Non sempre quindi è ricostruibile il contesto di scavo da cui i materiali provengono. È interessante rilevare come anche in questo caso, così come a Modica, il corredo sia estremamente povero; tale dato stride con la presenza di letti sfarzosi. Nell’analisi complessiva del rito funerario connesso alla sepoltura si tenga conto anche dell’ipotesi della Bianchi secondo la quale il letto - status symbol per i vivi - non sembrerebbe avere avuto una valenza nel rituale della sepoltura, ma piuttosto sembra che ci si volesse disfare di un oggetto ormai ritenuto impuro: ciò spiegherebbe la casualità dei ritrovamenti nel contesto tombale. 16 Ma, in questo caso, il tema iconograico non si trova sui cilindri per le gambe – come nel letto modicano – bensì sulle lastre per i medaglioni che dovevano decorare il fulcrum, BIanChI 2000, p. 82, c.d. 8, c.d. 10. 17 MaranGou 1976, p. 71-2, n. 191-2, tav. 56 a-b. 18 letta 1984, nr. 34 catalogo. 190 Le Nikai rispecchiano quel gusto classicistico, tipico dell’arte augustea, che si esprime tanto in grandi rilievi monumentali – si pensi alle igure di Vittoria sul fornice dell’arco Partico di Augusto nel Foro Romano – come nei piccoli manufatti di uso comune: una igura di Nike compare sul disco di lucerne databili al I a.C.7 Il chitone indossato dalle Nikai del letto modicano trova un puntuale confronto con le vesti delle cariatidi del teatro di Monte Iato che rafigurano Menadi ovviamente in posizione statica8. Le acconciature delle Nikai modicane sono direttamente accostabili con gli avori e ossi provenienti dall’Abruzzo9 aventi, però, come tema igurativo Menadi componenti un corteo bacchico10. Il motivo dionisiaco – presente in gran parte dei letti funerari romani noti – non compare nel letto modicano il cui apparato igurativo afferisce bensì al mondo militare e, in particolare, alla vittoria militare11. In Gallia, a Cucuron, sono stati rinvenuti letti con rafigurazioni militari pubblicati da Béal12. In essi temi dionisiaci: Menadi e putti bacchici che reggono cesti di frutta e bende si associano a temi militari: una nike che regge un oggetto, elementi di un trofeo, una testa elmata di un soldato, una testa d’aquila. La Vittoria alata porta in mano un oggetto lungo, ottenuto ad incisione, che copre quasi interamente i piedi; la loro posizione e le pieghe del vestito mostrano che la igura è in volo. Secondo Béal, la dea potrebbe reggere tanto un cesto di frutta quanto un attributo dificile da individuare. Tuttavia, anche ad un esame non autoptico, l’oggetto sembra troppo oblungo per essere un cesto, rimanendo, dunque, valida l’ipotesi che le igure di Vittoria reggessero un qualche attributo trionfale. L’acconciatura è ottenuta con un nodo sulla fronte ed uno chignon dietro la nuca, da cui fuoriescono alcune ciocche per dare la sensazione di dinamismo delle igure che vanno immginate in volo. Anche la resa dei capelli, così come il riferimento generale al mondo militare, avvicina i letti gallici a quello siciliano. Alcune igure della decorazione del letto gallico sono munite di elmi cornuti e ciò induce Béal ad ipotizzare, come tema igurativo, una contesa fra Romani e Galli13. Il motivo è noto in ambito provinciale: compare, ad esempio nel monumentum dei Giulii a Glanum. Béal, inoltre, cerca di dimostrare che anche il letto 125 (Catalogo Letta) da Vindonissa, evoca, agli occhi del committente, alcuni episodi della vita militare. Temi decorativi accessori del letto di Cucuron sono motivi vegetali ed acquatici. Il trofeo è confrontabile con quello dell’apparato decorativo del letto 40-1 (catalogo Letta) da Aosta; di quest’ultimo è stata elaborata la ricomposizione ad opera della Mollo Mezzena14. È possibile fare un altro confronto tra i pezzi modicani e quelli rinvenuti a Cremona15 presso la chiesa di S. Lorenzo16. Il tipo iconograico della igura femminile stante, vestita con chitone e himation dalle abbondanti pieghe e con un braccio in basso, con la mano che tiene un lembo, è presente su intagli in osso di età ellenistica17. Figure femminili, ispirate a modelli iconograici ellenistici, compaiono anche nei cilindri igurati di altri letti funerari, a volte con alcune interessanti varianti. IL LETTO IN OSSO DA MODICA In un letto di Ostia18, sono attestati sul cilindro igurato due tipi di igure muliebri: nel primo caso si tratta di un nudo, pudico, mentre l’altro tipo iconograico documentato è una igura femminile vestita che, con la mano sinistra, tiene una piega del tessuto, sopra la gamba sinistra leggermente avanzata e il braccio destro ripiegato sullo scollo della veste19. Quest’ultimo schema, con la variante della presenza di un velo dietro la testa, compare anche su un letto rinvenuto a Vindonissa. Sul cilindro di un secondo letto da Vindonissa sono documentate una fanciulla turrita (evidentemente la personiicazione di un centro urbano) e un’erma femminile panneggiata20. Non si hanno, però, confronti diretti per le igure femminili panneggiate e con la palma da Modica. Nella sistemazione proposta dal Letta21, si trovano varianti di temi iconograici caratterizzati dalla presenza di una igura femminile alata, ora seminuda, ora panneggiata. 3. I lettI In osso: fra ClassIfICazIone funzIonale e tIPoloGIa stIlIstICa. Per una classiicazione tipologica e una prima impostazione dello studio del manufatto, punto di partenza deve essere il catalogo ragionato, pubblicato nel 1984, da C. Letta che – nonostante vada ormai integrato con le recenti acquisizioni – consente di inserire i singoli letti in correnti artistiche e tipologiche ben precise. Nell’analisi condotta dal Letta si individua come caratteristica precipua dei letti in avorio o in osso, derivanti da modelli in avorio, quella di non presentare parti igurate ad altorilievo nei fulcra, ma nei cilindri delle gambe. Una nuova strada nello studio stilistico dei letti in osso è stata aperta dall’esame della Talamo22, la quale ha preferito attenuare il riferimento ai modelli eburnei o bronzei delle serie individuate dal Letta. La Talamo ha operato una suddivisione sulla base delle differenze qualitative riscontrabili nella decorazione, riconoscendo due correnti stilistiche principali. Ad una prima corrente sono da collegare i letti con elementi delle gambe snelli e slanciati e decorazione elegante e rafinata. I letti di questo gruppo, nei quali la scelta dei motivi igurativi rivela una profonda conoscenza della dottrina iconograica ellenistica, vengono ricollegati a una produzione alessandrina23; su questa ipotesi si è dimostrato scettico il Nicholls24. La seconda corrente raccoglie letti con modanature delle gambe pesanti e massicce, e con apparato decorativo vistoso ma meno accurato. Questi letti sono diffusi in area centro-italica e, secondo E. Talamo, sono stati prodotti da maestranze artigiane locali25. A questi due contributi si afiancano quelli di R.V. Nicholls26, J.C. Beal 27 e S. Faust28 e della Bianchi29 sulla base di esemplari da loro pubblicati. Si nota una discordanza fra la Bianchi e la Talamo nell’analisi del rituale funerario connesso all’uso del letto funebre: mentre la Bianchi pensa ad una valenza del letto solo in relazione al rituale precedente la cremazione, la Talamo gli attribuisce una forte carica ideologica anche dopo la sepoltura del defunto. Si tenga presente che le due studiose citano due casi diversi di rituale – l’incinerazione in un caso, l’inumazione in un altro – e in due aree distanti fra di loro geograicamente e culturalmente; nel caso, studiato dalla Talamo, dell’inumazione dopo la processione e il banchetto, doveva essere previsto un momento in cui il letto veniva smontato per essere deposto nella tomba: solo nel caso di tombe a camera, infatti, si veriica il caso dell’inumazione sul letto integro30. E altra cosa è bruciare la salma deposta sul letto (caso di Cremona) e, raccolti i poveri resti, trasportarli nella fossa e coprire di terra il tutto. La struttura complessiva del letto non subisce sostanziali modiiche per tutto il periodo in cui tale manufatto risulta essere stato prodotto: per ottenere le gambe del letto si issavano, su un’anima in ferro, piccoli tondi di legno; 19 talaMo 1988, p. 80, ig. 108. essi dovevano sostenere i pezzi in osso dell’apparato igurati20 hollInGer – WIesMann 1993, tav. 3, 1.21. vo. Sulle gambe poggiava il telaio del letto, anch’esso decorato 21 l etta 1984, p. 85-6, nr. 88. con motivi vegetali e di riempimento, e da esso – inine – si 22 talaMo 1988, p. 86-94. dipartivano appendici con decorazioni ad altorilievo: i fulcra, 23 talaMo 1988, p. 95. che sembrano essere l’unico elemento che si va armonicamente 24 nICholls 1991, p. 42. evolvendo a partire dalla metà del V sec. a.C.31. 25 talaMo 1988, p. 95. nICholls 1979. 27 Béal 1991. 28 faust 1992. 29 BIanChI 2000. Si veda anche l'esemplare pompeiano, cfr. Guzzo 1999, quelli da Terni per i quali cfr. MorlaCChI 1991 e quelli della necropoli pollentina per i quali cfr. MosCa 1958. 30 Si vedano i casi delle sepolture di Amplero e di Norcia. Sui rituali funerari, CuMont 1942; toynBee 1971. Cfr. anche PaolettI 1992 e PaolettI 2000. 31 Sui fulcra bronzei, e sulle loro imitazioni in terracotta, si incentra il catalogo della Faust (faust 1992). 32 dI stefano 1984, p. 391-394. 33 lIBertInI 1930, p. 301, n. 1506; cfr. anche dahlen 1955, p. 37-46 e hararI 1985, p. 524-530. 26 4. altrI lettI funerarI sICIlIanI. In Sicilia32 si ha notizia, oltre ai già citati reperti modicani, anche di un elemento di fulcrum conservato al Museo Biscari di Catania: si tratta della rafigurazione di una protome di mulo alta 10,5 centimetri e databile al I secolo d.C.33, le lunghe orecchie sono abbassate, al collo si nota una campanella. L’incisore curò i particolari: la criniera si presenta ben delineata, ispida, con numerose pieghe. Nella parte posteriore si notano tre forellini per l’inserimento dell’elemento su un sostegno ligneo. 191 luca zambito Il Letta attribuisce l’elemento alla parte sinistra di un fulcrum igurato di un letto funebre34. Il mulo acquista in alcuni contesti una valenza funeraria in quanto il defunto, una volta che è posto sul letto, era assimilato a Dioniso spesso rappresentato, appunto, a dorso di un mulo. L’esempio più noto è il Vaso François di età arcaica35. Paolo Orsi nelle sue notizie pone l’accento sul fatto che al momento di acquisire i reperti dal contadino eseguì una campionatura. Come ipotesi di lavoro si potrebbe pensare alla pertinenza ad un unico letto sia dei pezzi modicani che di quelli conservati a Catania. Da Palermo proviene un piccolo cilindro in osso36, trovato in una tomba ad incinerazione risultata già violata in precedenza. È ben leggibile una igura femminile, panneggiata, con la testa rivolta a destra, con un’acconciatura con capelli trattenuti da una taenia e bipartiti morbidamente sulla fronte37, lo spazio in secondo piano è deinito da una struttura architettonica indicata da due colonne e da un tetto circolare. Le misure (alt. 10,5 cm.; diam. inf. 4 cm.; diam. sup. 2,7 cm.) così come l’indicazione di due lesioni nel senso della lunghezza, potrebbero far pensare ad un elemento di letto funerario. Il reperto è comunque un valido indizio della circolazione di elementi alessandrini ed egittizzanti all’inizio dell’età imperiale, di certo incentivata dal ruolo di primo piano svolto da Lilybaeum nei trafici mediterranei. Sempre dall’area dell’odierna Marsala provengono altri reperti ossei che potrebbero essere interpretati come componenti di un letto funerario: ho potuto vederli a Mozia, nel Museo della fondazione Withaker, e a Palermo al Museo archeologico Nazionale. I primi38 sono due cilindretti provenienti da una necropoli di Lilybaeum. Anche i reperti palermitani39 provengono da scavi effettuati a Marsala; si tratta anche in questo caso di cilindretti e di un pezzo molto simile a quelli della ig. 7 del catalogo. Ad una prima analisi sembrerebbe delinearsi una circolazione in Sicilia di questi manufatti di lusso, provenienti dall’area centro italica, tenuto conto anche dei reperti del relitto cd. del Triclinio di Afrodite rinvenuti nel mare davanti la costa camarinese40. Si tratta di elementi decorativi di un letto in bronzo, che con ogni probabilità facevano parte del carico della nave affondata in prossimità delle coste siciliane; i pezzi non sono ancora assemblati. Solo all’arrivo del carico si doveva, dunque, procedere alla ricomposizione del mobile. Un mercato che probabilmente fu inluenzato dal persistere dell’ultimo barlume di ellenismo in Sicilia: anche i provinciali greci fecero richiesta di questi oggetti, continuando un costume più antico. Si pensi alla frequente presenza dell’immagine del letto sulle stele funerarie puniche provenienti dalle necropoli delle Sicilia orientale41. letta 1984, n. 62 catalogo. Per confronti più recenti dell’iconograia di Dioniso a dorso di mulo si rinvia al LIMC, III, 1, p. 540-541 e p. 548 nrr. 88-92. 36 Palermo, Museo Arch. N. Inv. 21921. 37 dI stefano 1984, p. 391. La Di Stefano propende per interpretare l’oggetto come manico di specchio e l’ipotesi può essere ritenuta valida anche perché le tracce verdastre di ossidazione presenti sul reperto rimandano ad un prolungato contatto con materiale bronzeo, mentre l’anima interna dei letti era in ferro. 38 Mozia, Museo Withaker, N. Inv. 2278, vetrina nr. 28, scavi Withaker 1910. 39 Palermo, Museo “A. Salinas”, s.n.inv. 40 dI stefano 1998, p. 48-53. Per un altro caso di letto funerario trovato a bordo di un relitto e, secondo l’autore della pubblicazione, parte del carico si veda: GIanfrotta 1986, p. 215, ig. 368; GIanfrotta 1983, p. 13; CaPPellettI – GIanfrotta 1983 e inoltre arata 1994, p. 477-496. 41 A Camarina sono stati rinvenuti in sepolcri a inumazione “tronchi di legno forse appartenuti ad una specie di letto i cui piedi dovevano essere posati in quattro incavi ben visibili agli angoli delle fosse”, PelaGattI 1976, p. 47, n. 10. Cfr. anche PelaGattI 1980, p. 368, n. 74. 42 Fabri lectarii sono attestati da C.I.l., VI, 7882; 7998; 9503. 43 Dio., LIV, 29, 5. Orazio, Ep., I, 12, 1. Su Orazio cfr. l’ormai classico fraenkel 1957, in prt. p. 1-23 (vita) e p. 308-14 (introduzione alle epistulae). Si veda anche la Penna 1963, p. 13-63. 44 Ap., B.civ., 5,129: “ Nell’esercito nessuno più per timore parlava singolarmente, ma riunitisi a gruppi richiedevano insieme a gran voce di essere congedati dal servizio; Cesare in varie maniere si conciliava i loro capi; di coloro che avevano combattuto a Filippi e a Modena, che erano quelli da più tempo sotto le armi, a chi lo voleva concedeva il congedo. Egli subito congedò costoro, che erano circa ventimila, e li inviò fuori dell’isola perché non corrompessero altri; e questo disse ai soli reduci di Modena: che, sebbene congedati in questa circostanza, avrebbe dato loro le ricompense allora promesse. Recatosi dinanzi all’altra massa di truppe, li chiamava a testimoni dello spergiuro dei rivoltosi, congedati dal servizio non per volontà del loro comandante; lodava i presenti e faceva loro sperare d’essere presto congedati, e, perché nessuno avesse rimpianti, che li avrebbe arricchiti al momento del congedo; ora distribuiva a ciascuno cinquecento dracme. Dette queste cose impose alla Sicilia un contributo di mille seicento talenti, nominò i governatori d’Africa e di Sicilia e diede per ciascuna provincia delle truppe; rinviò a Taranto le navi di Antonio e delle restanti forze mandò avanti in Italia con le navi una parte, con l’altra egli stesso lasciò l’isola”. Inoltre Augusto, Res Gestae, 28 sull’insediamento di veterani in Sicilia nel 21 a.C. Sugli scontri fra Sesto Pompeo e Ottaviano cfr. salInas 1884; GaBBa 1970; stone 1983. Cfr. inoltre: CostaBIle 1985, p. 357-374, sulle azioni belliche svoltesi sullo Stretto di Messina, in particolare fra Scilla e Leucopetra, a Sud di Reggio. In prt. p. 360 sull’insediamento di veterani classiarii a Reggio – nonostante le promesse, fatte ai reggini, riguardo ad una tutela dei loro patrimoni fondiari. 34 35 5. un Veterano In sICIlIa? La presenza di un manufatto, peculiare dell’area centro-italica42, della prima età imperiale in Sicilia induce a fare rilessioni di più ampio respiro. I letti in osso, certo di livello inferiore a quelli eburnei, sono comunque oggetti costosi, indizio della presenza nella prima età imperiale di un personaggio benestante, che oltre al manufatto importa il costume funerario, probabilmente l’inumazione, dato che i reperti ossei non presentano tracce di combustione o deformazioni derivanti dal contatto col fuoco. Si potrebbe pensare ad un procurator di un qualche patrimonio senatorio o addirittura imperiale, ma Dione Cassio attesta che gli amministratori del patrimonio di Augusto erano greci, quindi molto probabilmente furono scelti tra le élites locali; Orazio, tuttavia, attesta un Iccius – suo amico e destinatario di un’epistola – che ha il compito di amministrare da procurator le terre di Agrippa nell’isola43. Il tema igurativo, 192 IL LETTO IN OSSO DA MODICA incentrato sul motivo militare, lascia intendere che il committente fosse legato in qualche modo al mondo marziale. In via ipotetica potrebbe trattarsi di un veterano, di medio rango, d’origine centro-italica, stanziatosi in Sicilia dopo la pensione, e probabilmente dopo avervi combattuto. Era un soldato delle coortes di Agrippa nelle guerre contro Sesto Pompeo? Per la zona è dunque ipotizzabile la presenza di ager publicus, assegnato a latini? La presenza di un latino in ambito rurale, in epoca così alta, è indizio di un precoce interesse per uno stanziamento nell’isola, e soprattutto è un ulteriore tassello di un quadro della Sicilia post-pompeiana certo non disastroso. Un’indicazione sulla identità del proprietario del letto si trova in Appiano44, il quale attesta che, dopo Nauloco, Augusto congedò un gran numero di veterani. Nel passo è espressamente detto che i veterani che ottennero il congedo furono inviati fuori dalla Sicilia per non compromettere la fedeltà del resto delle truppe ancora stanziate nell’isola, non è da escludere comunque che qualcuno di loro si sia in seguito stabilito nella campagna siciliana. Ulteriori indagini, possibilmente legate al restauro dei reperti, potranno contribuire a chiarire il panorama sociale di quest’area della Sicilia orientale nei primi anni dell’impero. catalogo deI repertI In osso Altezza Diametro superiore Diametro medio Diametro inferiore 9,6 cm. 11 cm. 10,5 cm. 12,5 cm. Osso tubolare con igura femminile di Nike alata e panneggiata: la gamba destra incedente è scoperta, regge con il braccio sinistro una palma all’altezza del ianco; l’ala è resa con decisi tratti verticali e si vede anche sul lato frontale della igurina all’altezza della testa, oltre la palma. Il viso è pieno, con un’acconciatura alta che lascia sfuggire sulle spalle pochi riccioli resi minuziosamente. La Nike veste un chitone altocinto trattenuto da una ibula sulla spalla destra. L’artigiano, pur dovendo agire su un materiale dificile da lavorare, quale è l’osso, e di piccole dimensioni, ha saputo creare notevoli effetti chiaroscurali apprezzabili anche all’altezza delle gambe della igura, dove si intravede il supporto osseo che rende bene lo spazio retrostante. Fig. 1: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44229 (a) Altezza Diametro superiore Diametro medio Diametro inferiore 9,7 cm. 10 cm. 10,5 cm. 11,5 cm. Osso tubolare con igura femminile alata panneggiata: la gamba sinistra incedente è scoperta, regge una palma con la mano sinistra. Rispetto a 44229 (a) le forme sono più esili e slanciate, forse anche in relazione all’osso utilizzato; il colore è più chiaro, segno che il terreno di deposizione era diverso, il letto quindi era già stato scomposto al momento della chiusura della sepoltura. La palma, tenuta all’altezza del ianco sinistro, copre completamente il margine superiore dell’ala che non viene reso sul lato frontale della igurina. Sembra di poter notare una maggiore cura nella resa dei particolari del vestiario e degli arti rispetto alla igura precedente. Fig. 2: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44229 (b) * Un sentito ringraziamento alla Dr. Ciurcina Direttrice del Museo P. Orsi di Siracusa per la grande liberalità con cui mi ha consentito di studiare i materiali. 193 luca zambito Altezza Diametro Diametro medio Diametro inferiore 9,5 cm. 10 cm. 11 cm. 12 cm. Osso tubolare con igura femminile alata panneggiata: la gamba sinistra, nuda, incedente, è di restauro ino all’altezza del ianco. Anche in questa igura si nota una certa pesantezza di forme che la rende simile a 44229 (a). L’ala non viene incisa sul lato frontale, la veste forma un ampio rabbocco all’altezza della cintura; l’effetto coloristico delle pieghe è meno accentuato per una minore incisione dei tratti verticali. Fig. 3: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44230 Altezza Diametro superiore Diametro medio Diametro inferiore 9,5 cm. 10 cm. 10,5 cm. 12 cm. Osso tubolare con igura femminile alata, panneggiata: la gamba destra, nuda, incedente è di restauro, così come il lembo del panneggio in quasi all’altezza del ianco; i dati relativi alle dimensioni vanno quindi considerati tenendo conto di questo intervento. Si nota una profonda lesione nell’attaccatura fra l’originale osseo e la parte restaurata in gesso, la quale ormai invecchiata presenta puntinature bianche derivanti dal degrado dovuto al tempo, segni che non si notano sulle parti in osso, conservate ottimamente. Fig. 4: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44231 a) Diametro Altezza Altezza b) Diametro Altezza Altezza c) Diametro Altezza Altezza d) Altezza Fig. 5: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44232 194 2,4 cm. (formato dall’unione dei due pezzi). 15,5 cm. - Larghezza 3,2 cm. 9 cm. - Larghezza 3,1 cm. 2,5 cm. (formato dall’unione dei due pezzi). 11 cm. - Larghezza 3,1 cm. 8,2 cm. - Larghezza 3 cm. 2,4 cm. (formato dall’unione dei due pezzi). 11,4 cm. - Larghezza 3 cm. 12 cm. - Larghezza 3 cm. 16 cm. - Larghezza 3 cm. Gruppo di sette ossi incisi a mo’ di colonnine tortili, sei di essi combaciano e possono essere misurati nella loro volumetria originaria. Interessante notare che l’osso appartenente al gruppo b) presenta tracce rossastre di ossidazione, derivanti dal contatto con il materiale ferroso dell’anima di sostegno. IL LETTO IN OSSO DA MODICA a) Circonferenza inferiore Diametro superiore Diametro inferiore Altezza b) Circonferenza inferiore Diametro superiore Diametro inferiore Altezza c) Circonferenza inferiore Diametro superiore Diametro inferiore Altezza 12 cm. 3 cm. 3,7 cm. 3,4 cm. 14 cm. 2,9 cm. 4,2 cm. 4,1 cm. 11,5 cm. 2,5 cm. 3,5 cm. 4 cm. Elementi cavi campaniformi costituivano la parte terminale dalla gamba del letto, prima del puntale; si notano forti tracce di residui di ossidazione sulla loro supericie interna. Fig. 6: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44233 a) Altezza Diametro superiore Diametro inferiore b) Altezza Diametro superiore Diametro inferiore c) Altezza Diametro superiore Diametro inferiore 6,5 cm. 2 cm. impossibile misurarlo. 7,2 cm. 2,2 cm. 2,4 cm. 6,6 cm. 2,6 cm. 2,5 cm. Elementi a colonnine, ricavati da un unico osso. Dovrebbe trattarsi dei puntali del letto funebre. Si notano vistose macchie di ossido sulla loro supericie, residuo della spina in ferro che sosteneva l’anima lignea su cui erano applicati gli ossi. Fig. 7: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44234 Altezza Diametro superiore Diametro inferiore 1,9 cm. 2,5 cm. 2,5 cm. L’elemento a doppio tronco di piramide si presenta come un rocchetto. Si nota una modanatura nella parte superiore, le due facce hanno i segni di ossidazione da ferro. Ricavato da un unico osso. Fig. 8: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44235 195 luca zambito A) Altezza Diametro Circonferenza B) Altezza Diametro Circonferenza C) Altezza Diametro Circonferenza D) Altezza Diametro Circonferenza 1,5 cm. 3,1 cm. 10,5 cm. 1,7 cm. 3,2 cm. 11 cm. 3,7 cm. 3,4 cm. 11 cm. 3,9 cm. 3 cm. 10 cm. Fig. 9: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44236 Gli elementi A) e B) presentano due piccole modanature parallele, C) e D) due modanature centrali. Sul pezzo D) si notano chiare tracce di contatto con ferro, il suo interno si presenta infatti rosso, in seguito all’ossidazione dell’anima metallica che doveva sostenere la struttura delle gambe del letto. Tutti gli elementi risultano ricavati da un unico osso. Altezza Larghezza 4,1 cm. 1,4 cm. Il piccolo reperto è probabilmente l’unico superstite della decorazione del telaio del letto: si notano i segni decisi dello scalpello dell’incisore. Le linee parallele sono tracciate con estrema decisione e precisione, rendendo quasi regolari i rombi derivanti dall’incrocio. Fig. 10: N. Inv. Museo P. Orsi di Siracusa: 44237 Altezza 4 cm. Anche in questo caso l’incisore è riuscito a modellare con estrema maestria un piccolo frammento di osso. Le sue facce presentano due moduli decorativi che si alternano. Fig. 11: Museo P. Orsi di Siracusa: 44238 196 IL LETTO IN OSSO DA MODICA BiBliografia ahlBerG 1971 = A. ahlBerG, Prothesis and ekphorà in Greek Geometrical Art, Goteborg 1971. andronICos 1984 = M. andronICos, Philip’s Tomb. The couch – The Prince Tomb, in Vergina. The Royal Tombs and the ancient City, Athens 1984, p. 123-36; p. 206-7. arata 1994 = F.P. arata, Un relitto da Cala Rossano (Ventotene), in Epigraia della produzione, Roma 1994, p. 477-496. Béal 1986 = J.C. Béal, Eléments en os de lits gallo-romains, «Doc. d’archéol. Mérid.» 9 (1986), p. 111-117. Béal 1991 = J.C. Béal, Le mausolée de Cucurun (Vaucluse), 2eme partie, Le lit funerarie à decor d’os de la tombe n. 1, «Gallia» 48 (1991), p. 285-317. Bejor 1986 = G. Bejor, Gli insediamenti della Sicilia romana: tipologie e sviluppo da un primo inventario dei dati archeologici, in GIardIna 1986, p. 463-520. Bérard-GèBara 1986 = I. Bérard – Ch. 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